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venerdì 16 ottobre 2020

Le manouche

 Una canzone per gli amanti dei miscugli e della confusione: un mix tra swing, valse musette, raï e ritmi gitani. Il gruppo si chiama Zebda ed è, ovviamente, francese di origine magrebina.

Si tratta di un gruppo musicale molto conosciuto in Francia. Il nome viene da un gioco di parole: la parola Zebda in arabo significa “burro”. In francese questo termine si collega a due parole omofone: beurre che vuol dire burro e beur che in verlan, (linguaggio gergale delle periferie), sta ad indicare un giovane di origine magrebina nato in Francia da genitori immigrati.

Il testo è molto leggero e tratta tematiche un po’ superficiali rispetto a quelle normalmente proposte da questi artisti, sempre impegnati sul fronte dell’uguaglianza e delle lotte sociali.

Il termine manouche significa zingaro. La canzone è centrata su questo personaggio che cattura la scena durante una giornata di festa nel parcheggio di una periferia. Ovviamente, da amante del caos, il mio interesse per  il testo, oltre che musicale, è soprattutto linguistico. Viene fuori dalla canzone un francese completamente spettinato e lontano dagli standard del purismo; l’effetto è davvero suggestivo.

Lo scopo è quello di trasportarci in un’atmosfera vivace, capace di attivare il nostro entusiasmo trascurando l’ambientazione povera e incolore del parcheggio. In questo posto ci si diverte con niente, si parla male la lingua, (nel testo troviamo infatti l’espressione “avec un fraçais à couper à la hache”, per sottolineare come il francese venga usato in un modo piuttosto approssimativo). Il ritmo ci trascina in un contesto disordinato, impreciso ma… carico di euforia!




 

 

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