Elenco blog preferiti

domenica 17 maggio 2020

Il Teatro de la Huchette

Immagine presa dal sito tatouvu.com

Immagine di tatouvu.com


Nel cuore del Quartiere Latino, a Parigi, in una vietta rumorosa e affollata di turisti, troviamo uno dei più piccoli teatri della città. Al numero 23 di Rue de la Huchette, in un angolo poco visibile, tra un ristorante e un negozietto di souvenirs, si affacciano delle scritte, in nero su sfondo bianco, con i titoli di due pièces di Ionesco. L'aria trasandata e improvvisata della facciata non suscita, nell’immediato, grandi aspettative; sembra quasi di trovarsi davanti a un garage abbandonato, impreziosito, come spesso accade in tante città, dai disegni di qualche creativo. Di fatto lì dentro è nascosto uno dei più grandi tesori di Parigi: il Teatro de la Huchette

Qui dal 1957 ad oggi vengono proposte due pièces di Ionesco: La leçon e La cantatrice chauve.
Con il passare degli anni alcuni attori sono morti, altri sono andati via, ma la perfezione raggiunta dalla loro interpretazione è sbalorditiva, del resto ci troviamo di fronte ad un esempio di longevità scenica unico nel suo genere. Una vera dimostrazione di come l’impegno, la passione e la costanza siano riusciti a trasformare un luogo minuscolo in un tempio magico completamente fuori dalla realtà . 
Oltre alla bravura e al livello della rappresentazione, un altro protagonista nascosto dietro ogni spettacolo  è l’ambiente.
Si crea ogni volta, all’ interno di quelle quattro mura, di un nero tutt’altro che minaccioso, un contesto che esalta e onora l’assurdo in tutte le sue sfaccettature.

Dopo aver fatto la fila nella minuscola biglietteria improvvisata, è difficile non tornare per una seconda, terza volta, perché la magia del Teatro de la Huchette è data proprio dal suo stile informale che permette allo spettatore, già dopo qualche minuto, di sentirsi parte di una comunità eccentrica ma estremamente accogliente.
Ogni volta mi innamoro di questi posti che permettono di lasciare fuori le apparenze ed entrare senza fronzoli, in tutta libertà, solo per amore del teatro
E' meraviglioso sentirsi accolti anche se ci si presenta spettinati, in pantaloncini dopo una giornata passata in giro e con la macchia di caffè sulla maglietta!

Ecco alcune immagini della rappresentazione di "La cantatrice chauve", (La cantatrice calva), prese dal sito del Teatro de la Huchette





Una piccola sequenza della pièce




lunedì 11 maggio 2020

Sull'amaca di Moustaki



Saliamo oggi sull'amaca di Moustaki per un'allettante giornata di ozio descritta con grazia, ironia e semplicità dal cantautore. Un disco (Bobino 70) e una canzone (Dans mon hamac) che consiglio vivamente. 
Dans mon hamac- (Sulla mia amaca)- è un graziosissimo inno al dolce far niente, mai screditato ma esaltato come parte di uno stile di vita possibile e valido. Oziare è visto, dalla nostra società in affanno perenne, come un atteggiamento senza alcun valore, spesso accompagnato da un'accezione negativa, perché sinonimo di improduttività.
Personalmente credo che non ci sia nulla di più falso: dall'inattività e dalle pause meditative emergono le grandi idee. Cicerone diceva: "Non mi sembra un uomo libero quello che non ozia di tanto in tanto". 
Considero l'ozio una vocazione, un richiamo irrinunciabile della mia natura. 
Il tempo che dedico al "far niente" è un momento di abbandono esclusivo riservato ai miei pensieri e e alle mie idee in costante subbuglio, lo reputo un grande privilegio nonché un momento di libertà irrinunciabile.

Traduco alcuni passaggi della canzone che mi piacciono molto

D'ailleurs, à voir les autres faire,
Je sens bien que ça les détraque.
Moi, j'ai une santé de fer
Dans Mon Hamac.

Je n'ai pas froid, je n'ai pas chaud,
Je n'ai pas faim, je n'ai pas soif.
Le vent tendrement me décoiffe
Et vient me caresser la peau.

Oui, mais l'argent, faut pourtant l' trouver,
Mais j'ai plus d'un tour dans mon sac:
Je m'fais payer pour le brevet
De mon hamac.

TRADUZIONE


Del resto guardo gli altri affaccendarsi
E vedo come si consumano giorno dopo giorno.
Io ho una salute di ferro,
Qui, sulla mia amaca.

Non ho caldo né freddo,
Non ho fame e non ho sete,
Il vento dolcemente mi spettina
E viene ad accarezzarmi la pelle.

Visto che i soldi bisogna pur trovarli,
Ho pensato ad un'astuzia:
Mi farò pagare per il brevetto
Della mia amaca.




sabato 2 maggio 2020

I ritmi leggeri e festosi di Yves Montand

"Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore" (Italo Calvino).

Seguendo il tema della leggerezza, in questa primavera dai colori un po' attenuati, propongo due canzoni spensierate e briose.
Catturo l' Yves Montand dai toni scanzonati e dallo stile anticonformista e raffinato.
La prima è "Bal, petit bal" - (Ballo, balletto): al ritmo disinvolto e piacevole del pianoforte, l'artista celebra la giornata del 14 luglio, non di certo per acclamare la patriottica festa nazionale francese. L'atmosfera frizzante è un semplice pretesto per esaltare i veri protagonisti della canzone: la vita, la spensieratezza, la speranza e un nuovo amore che sta nascendo.

RITORNELLO

Bal, petit bal
Où je t'ai connue,
Souviens-toi :
Tu n'étais pour moi,
Ce soir-là,
Rien qu'une inconnue.
Bleus ou bien verts
Tes yeux lumineux
Sont si clairs,
Ils m'ont mis ma tête à l'envers
Sur un air de fête.

TRADUZIONE

Ballo, balletto
Dove ci siamo conosciuti,
Ricordi!
Eri per me,
Quella sera,
Una semplice sconosciuta.
Blu o verdi
I tuoi occhi luminosi
Sono così chiari,
Mi hanno completamente scombussolato
Con la complicità dell'atmosfera festosa


La seconda canzone, ha un'aria più sognante e meno esuberante, ma Yves Montand, con il cuore ancora in festa, si ricollega al tema del "vagare", senza meta e senza fretta, in città. 
Si intitola "Je suis venu à pied" - (Sono venuto a piedi). Propongo una sua esibizione all' Olympia di Parigi che mi piace molto.

Inserisco un pezzettino del testo:

Moi, je suis venu à pied
Doucement sans me presser
J ' ai marché à pied, à pied
J étais sûr de vous trouver
Je m' suis donc pas pressé
En marchant à pied, à pied
Dans la rue il faisait bon
Je m' fredonnais un' chanson
Avec le d'ssous d'mes talons
J'aurais pu sans m' fatiguer
Traverser Paris entier
En marchant à pied, à pied.

TRADUZIONE:

Sono venuto a piedi
Lentamente, senza fretta
Ho camminato a piedi, a piedi
Ero sicuro di trovarvi
Per questo non avevo fretta
Camminando a piedi, a piedi
Per strada il tempo era bello
Canticchiavo una canzone
accompagnandola con il rumore dei tacchi
Avrei potuto senza stancarmi
Attraversare tutta Parigi
Camminando a piedi, a piedi






L'Olympia è stata una tra le prime tappe - mirate- dei miei tanti giri parigini. Non potevo non fare una sosta nel "Café" omonimo, appena accanto, rigorosamente in terrazza, immersa in un'atmosfera singolare fatta di buona musica e luci soffuse, per sorseggiare un delizioso Calvados. Mi sembra di rivivere ancora quel momento e di riassaporare la freschezza, la voglia di vita e di bellezza che ho respirato nel quartiere e il profumo fruttato del Calvados

Malgrado la mia passione per la Francia, ammetto di non essere mai riuscita ad apprezzare pienamente Proust, ma non posso non condividere l'idea che i sapori hanno il potere di stuzzicare i sensi facendo riaffiorare i ricordi con un'intensità inconsueta.

Il menu del Café de l'Olympia

Il Calvados




Post popolari